Scuolasuono / interview
ciao a tutti, qui sotto un’intervista che il grande Francesco Nano (che ringrazio tantissimo) di Scuolasuono mi ha fatto nei giorni scorsi.
enjoy it!
ciao a tutti, qui sotto un’intervista che il grande Francesco Nano (che ringrazio tantissimo) di Scuolasuono mi ha fatto nei giorni scorsi.
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see also: http://www.paini.eu/ivan-segreto/
Nuovi cantieri in corso, nuovi studi che prendono forma. Milano, Pescara, Venezia, Albinia, Genova… Persone (falegnami, impiantisti, elettricisti, muratori, etc.) alcuni dei quali mai visti prima lavorano ad un progetto condiviso…
Settimane cruciali le due prossime. Oggi sono partiti i lavori per la costruzione di una regia all’interno di un’aula dello IED di Milano, per le lezioni di Sound Design. Ho pensato ad un progetto “stile Ikea”, in modo tale che il grosso del progetto fosse realizzato in laboratorio e poi, una volta pronto, fosse montato in aula nel giro di una settimana. Così le lezioni sono andate avanti fino a venerdi scorso e riprenderanno subito dopo. Appena si comincia a vedere qualcosa metto le foto. Grazie a Federica “Phade” Colombo per tutto, veramente!
Poi c’è lo studio di Claudio, che pian piano prende forma. Ora ci sono i cartongessi, i tubi dell’aria a penzoloni, i corrugati delle linee elettriche e canale audio ancora vuote, la console nera fiammante e il pavimento finito protetto da una moquette. Il tutto illuminato da una lampada da cantiere. Entro fine mese è tutto finito.
In entrambi i casi la squadra di lavoro è eccezionale. Poi metterò i nomi e i cognomi. Ognuno si merita la sua risonanza.
Bella l’esperienza del cantiere, vedi prender forma delle linee che fino a poco prima erano, molto astratte in fin dei conti, solo nella tua testa (ma in fondo anche nel corpo a ben vedere). Ma prima ancora dov’erano? Non lo so, veramente… in ogni caso questa ricerca a ritroso mi interessa. Più si va indietro e più ci si conosce, e questo non è poco. La bellezza del cantiere sta anche nel farti rendere conto che la materia ha uno spessore, un peso e un odore, da vicino è irregolare (tutte cose per nulla scontate quando si disegna), si adatta ma fino a un certo punto alla tua volontà e trovare questo limite è un’altra bella ricerca. Ti insegna a tener conto di tutte queste cose reali per la prossima volta che disegnerai.
Così alla fine ogni linea avrà la sua pesantezza. E ogni forma realizzata avrà la sua leggerezza.
[L’Acustica nell’Edificio – a cura di: Luca Gattoni – Dario Paini]
_ Sto pensando che le case vivono di più dell’uomo che ci vive. Tra 150 anni tutti i luoghi del mondo saranno abitati da altre persone. Sto pensando alla percezione del tempo che noi esseri (più o meno) umani abbiamo. Un secondo dura un secondo, lo sentiamo come un secondo. E allo stesso modo un anno dura un anno. Per una stella un anno dura meno di un respiro di un colibrì, un secolo è ancora poco. Per una casa anche. Non come una stella ma neanche come un uomo… Sto pensando alla Fortezza (qualcosa di nuovo per me che non la conoscevo) che è lì da un sacco di tempo, ma forse per lei è solo passato il tempo necessario per diventare qualcosa d’altro. Un periodo di transizione. In fondo una grossa nave ha bisogno di tempo per cambiare rotta. C’è una processione di eventi lenta e velocissima che porta inevitabilmente al tempo presente. Che cosa facciamo ora? E’ la domanda giusta? Non lo so. Che cosa siamo ora? Già meglio. Come relazionare la nostra percezione del tempo con quella di una casa, che vive più di noi? Come rispettarla e allo stesso tempo “invaderla” con sane idee per farla vivere in un altro modo? Dobbiamo chiederle il permesso. In fondo entriamo in un corpo e la cosa mi sa di violenza se lo fai senza pensare e senza sentire. L’altro giorno mi ha scritto Lorenzo e mi ha detto: “dobbiamo andare lassù insieme e sentire le cose col corpo”. Dobbiamo sentire con il corpo le cose che ha da dirci Lei. Poi agiremo di conseguenza. Lei e suo marito, il Genius Loci! Entrare in un posto e farsi consigliare da Lui è un’esperienza quasi mistica, perchè il linguaggio non è quello ordinario, e non parte dalla testa… Ed è un dialogo se solo siamo capaci di ascoltare e di parlare con quel linguaggio. Mi chiedo se sarò all’altezza, è inevitabile pensarlo. Ma poi il passo va fatto e sentito. Se sarò lì nel suo e nel nostro tempo allora sarò all’altezza, altrimenti no. Il posto, come un vecchio nonno, ti racconta la sua storia e tu la ascolti, non per addormentarti e sognare, ma per permettere un collegamento preciso e profondo con la storia che ti ha portato fino a qui. Ora. Difficile ma inevitabile.
[articolo pubblicato sul sito dell’Orlando]
Parte finale della mia tesi di dottorato. La parte più importante in effetti…
Quando si arriva ai ringraziamenti, vuol dire che lo spettacolo sta per terminare, e le luci finalmente vengono accese anche in platea. Così, dopo aver suonato di fronte ad un muro buio, quasi accecati, si può ritornare a guardare in faccia alle persone che, quante sono, ci hanno accompagnato lungo questa esperienza. Ma nulla, in realtà, è terminato: