just a tribute to W. Zevon
Warren Zevon (January 24, 1947 – September 7, 2003)
Lo confesso:
questo Sig. Warren non sapevo neanche che fosse nato, e quindi per me è ora strano sapere della sua scomparsa.
Strano.
Ma voglio usare questo fatto per chiedere, per chiedermi:
se mi dicessero che fra un anno morirò, il che non è meno probabile, per quello che ne so, del fatto che io possa morire fra settant’anni o …domani, che cosa farei? Quali e quante priorità da adesso assumerebbero un altra consistenza?
Quante cose rimandate di colpo diventerebbero urgentissime?
Quante delle cose prima evitate per pigrizia dovrebbero essere fatte o dette, semplicemente perchè vanno dette/fatte?
E quanto di quello che sto facendo ora avrebbe senso o valore?
Forse, ad una notizia di questo genere, semplicemente smetterei di fare ogni cosa, perchè ogni cosa smette di essere veramente importante. O forse cercherei di capire come e quanto ho nutrito quello per cui io sono venuto al mondo.
Forse. “Forse” (parola irrequieta; grazie R.P.).
Di colpo un sacco di forse, che prima erano (forse) “di sicuro”, o semplicemente, cose ovvie. E dovute.
Sinceramente non so che cosa io farei.
Questo Warren si è dedicato alla musica perchè (forse) intuiva che essa ha la capacità di vivere nel presente suo e di ogni persona. La musica, riprodotta, letta o improvvisata ha questo potere sulle persone. A patto di “diventare” musica, cioè a patto di diventare capaci di scorrere nella sequenza dei presenti.
Non è morto nessun Sig. Warren.
“Vivi come se dovessi morire domani,
impara come se dovessi vivere per sempre”
[Mahatma Gandhi]
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